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I Porcia (o Di Porcia) sono un'antica casata del Friuli. La dinastia deriva dalla nobile famiglia dei Da Prata, e assume il nome dall’infeudamento degli omonimi castelli di Porcia e Brugnera ricevuti in eredità da Federico di Porcia (figlio di Guecello da Prata).

Porcia
D'azzurro, a sei gigli d'oro disposti 3-2-1; col capo d'oro pieno.
  • cimieri: il pellicano con la sua pietà, volo d’azzurro caricato da 6 gigli d’oro disposti 3-2-1.
  • motto: Fiat pax in virtute tua et abundantia in turribus tuis, diu felix, in te Domine speravi.
Stato
  • Stato patriarcale di Aquileia
  • Repubblica di Venezia (dipendenza)
  • Principato di Porcia
  • Contea di Porcia e Brugnera
Casata di derivazioneDa Prata
Titoli
  • Patrizio Veneziano (N.H.)
  • Altezza Serenissima (S.A.S.)
  • Principi del Sacro Romano Impero con trattamento di Don e Donna
  • Regierende Grafen "Conti regnanti" della contea di Ortemburg e di Mitterburg
  • Conti Palatini del Sacro Romano Impero (m.f.)
  • Conti dei Principi di Porcia e Brugnera (m.)
  • Nobili Parlamentari del Friuli
  • Signori di Ragogna (m.)
FondatoreGuecello di Prata
Data di fondazioneAnte 1077
Stemma dei Porcia
Blasonatura
D'azzurro, a sei gigli d'oro disposti 3-2-1; col capo d'oro pieno.

Blasone voluto dal III° principe Giovanni Francesco Antonio, tra il 1667 e il 1668.

Nel corso dei secoli, i membri di questa famiglia hanno raggiunto posizioni eminenti nei vari governi che si sono succeduti sul territorio friulano, anche in qualità di condottieri, alti prelati ecclesiastici, grandi diplomatici ed accademici di gran fama.


Storia


I Porcia traggono origine dalla famiglia feudataria dei Da Prata, con sede in un castello che un tempo si ergeva nell'attuale Prata di Pordenone. Guecello I (Guecello da Prata), o Vecelletto o Guecelletto (†1203) q. Gabriele, nel 1175 appare nei documenti come avogaro di diritto del vescovo di Ceneda (possedevano per investitura del vescovo il castello di Sant'Eliseo, ora di San Martino di Ceneda) e conte libero; nel 1177, lo stesso sposò Gisla da Romano (figlia di Ezzelino I da Romano, che aveva presenziato alla pace tra Federico I e il Papa Alessandro III). Guecelletto di Prata, Porcia e Brugnera fu insignito dal vescovo Sigifredo, nel 1181, del castello omonimo. I Da Prata in tal condizione ebbero il primo posto nel parlamento friulano e poterono esercitare le funzioni di conte libero[1] anche senza l'intervento del patriarca (a cui rendevano soltanto omaggio e offrivano un contingente militare in tempo di guerra composto da trentadue elmi e dieci balestrieri). Agli inizi del Duecento, Gabriele e Federico, figli di Guecello da Prata, definirono i confini dei propri beni. È a partire da questi anni che possiamo collocare la nascita politica e amministrativa del feudo di Porcia, con giurisdizione civile e criminale su una ventina di ville attorno al castello, diretto e amministrato dalla famiglia che prese il nome del paese e che fu parte attiva in tutti gli avvenimenti politico-militari che interessarono sia il Veneto che il Patriarcato di Aquileia[2], di cui faceva parte. In Friuli solo i Porcia, dopo i conti di Gorizia, ebbero il privilegio del Vexillo Rubeo.

Gabriele conservò il titolo di "signore di Prata", con l’avvocazia del Vescovado di Concordia (il titolo di comes appare per la prima volta in un documento del 15 luglio 1314[3]); come territorio, oltre al castello di Prata, ebbe, tra l’altro: Sant’Andrea, Campagnola, Cimpello, Corva, Ghirano, Gradisca, Mantova (di Azzano Decimo), San Martino, Morsano di là, Mosson, Orsaria, Parussa, Pasiano di Sopra, Peressine, Pozzo, Praturlone, Puia, Rivarotta, Tamai, Piezzo, Prata vecchia, Prata di qua, Villanova, Villotta e Visinale. A Federico, che prese il titolo di "signore di Porcia e Brugnera", con l’avvocazia del Vescovado di Ceneda, toccarono invece: Fontanafredda, Palse, Ronche, San Foca, Castions di Zoppola (allora detta di Porcia), Maron, Talmasson, Talponedo, San Cassiano, Pieve, Francenigo e Roveredo.

La casata in questione discende perciò da Federico, il quale ereditò dal padre i castelli di Porcia e Brugnera, appartenenti ai Da Prata almeno dal 1077. I nipoti di Federico, Artico e Gabriele, diedero origine ai due rami principali della famiglia: Artico fu il capostipite dei "Porcia di Sopra" e Gabriele dei "Porcia di Sotto". Per quanto riguarda la stirpe del secondo, essa continuò a chiamarsi di Prata, e dopo essersi scontrata con i Veneziani, finì in esilio e si estinse nel Cinquecento[4].

Altri feudi appartenenti a questo casato si trovavano nel trevigiano. I villaggi legati ai loro feudi erano più di cinquanta. I membri della famiglia ricoprirono in effetti la carica di avogari (cioè di amministratori dei beni) sia del vescovo di Ceneda, sia del vescovo di Concordia[5]. A conferma del loro ruolo di primo piano nella storia del Friuli e della Marca Trevigiana, i Porcia contrassero matrimoni con alcune tra le più potenti famiglie del nord Italia, quali i da Romano, i da Carrara, i da Camino, i della Torre, i Visconti, gli Scaligeri, i Savorgnan, i Polcenigo, i Colloredo, i Fugger, gli Starhemberg e gli Attems.

Con l'arrivo della Serenissima in Friuli, la famiglia si sottomise spontaneamente alla Repubblica (1418), mantenendo così il potere feudale su Brugnera e Porcia. Nel 1433 il conte Federico di Porcia aveva difeso Rosazzo dagli Ungheri. Nel 1463 il conte Brazzalea di Porcia aveva assediato Trieste. Dal 1470 vennero investiti anche del feudo gravitante attorno al castello di Ragogna. Nel 1473 il conte Artico combatté valorosamente contro i Turchi. Nel 1532 la famiglia ospiterà l'imperatore Carlo V.

Il conte Silvio di Porcia (1526-1603) fu un membro insigne della famiglia: ottenne l'investitura dei feudi familiari nel 1539. Nel 1564 fu governatore delle postazioni strategiche di Orzinuovi. Nel 1567 e nel 1569 fu incaricato di organizzare i trasporti delle truppe a Cipro, ricevendo il 14 marzo 1570 il grado di Colonnello. Combatté nella Battaglia di Lepanto sulla galea del provveditor generale Agostino Barbarigo, coprendosi di gloria restando ferito alla coscia sinistra e al fianco destro (tanto che resterà claudicante e soffrirà di complicazioni polmonari tutta la vita); nonostante le ferite, assunse subito il comando e, con Antonio Canal e Federico Nani, inseguì le navi nemiche amplificando la vittoria (ebbe menzioni e lettere di encomio da parte di Agostino Barbarigo prima di morire e di Sebastiano Venier per la sua impresa). Nonostante le ferite ancora aperte, aveva partecipato alla spedizione militare in Albania nell'area di Margariti. Ritornato a Porcia, ordinò che nella chiesa di San Giorgio a Porcia venisse eretto un trofeo composto dalle bandiere e dalle armi nemiche conquistate (l'epitaffio diceva: "Alle none di ottobre, sconfitta la flotta dei Turchi ad Echinata combattendo aspramente"). Nel 1572 fu nominato governatore dei fanti a Bergamo. Venne inviato nel 1573 a Brescia ed ebbe il comando delle cernide padovane, trevigiane, rodigine, bassanesi e asolane. Nel 1574 ospiterà Enrico III re di Polonia. Nel 1578 venne inviato a Zara come governatore delle milizie. Nel 1584 fu trasferito al governo dell'isola di Corfù e ottenne dal governo veneziano il titolo di condottiero con il comando della compagnia che fu riservata a Giovanni Enea degli Obizzi. Nel 1591 ebbe il governatorato di Padova e nell'ottobre 1592 fu governatore di Verona.

Giovanni Ferdinando
Giovanni Ferdinando

Il primo principe di Porcia (allora ancora solo conte) Giovanni Ferdinando, del ramo dei Porcia di Sotto, nacque a Venezia nel 1605 (il ramo si era trasferito al servizio degli Asburgo già da due generazioni) e venne educato assieme ad un principe austriaco, il futuro Ferdinando III. Fu proprio Ferdinando III che, nel 1652, gli affidò l’educazione di suo figlio dodicenne Leopoldo (futuro imperatore); Leopoldo stesso, salito al trono, ricordò sempre con somma benevolenza il suo maestro, colmandolo di privilegi: nominato Prinziplaminister (primo ministro) e Obersthofmeister (gran maestro di corte), il 17 febbraio 1662 venne elevato al rango di principe (con un decreto di ben quindici pagine). Giovanni Ferdinando, nell’aprile dello stesso anno, acquistò la contea di Ortemburg (in Carinzia), con capoluogo Spittal, il cui castello è considerato tra i più significativi castelli rinascimentali a nord dell’Italia: esso divenne la residenza dei principi e dei conti regnanti di Porcia (Regierende Grafen) di Ortemburg. Oltre alle alte cariche e ai titoli, come l’elevazione al rango di "conti palatini", e alle donazioni, il principe ricevette talmente tanti privilegi che ancora oggi è difficile elencarli tutti; i più importanti furono: il diritto di precedenza nelle cerimonie e nei duelli; il diritto di coniare monete d’argento e d’oro e di erigere una zecca (i principi coniarono una sola moneta d’oro, lo “Zecchino di Porcia”, la più squisitamente preziosa delle monete da ostentazione, fatto coniare probabilmente a Vienna dal principe Annibale Alfonso Emanuele nel 1704, ma decisero di non erigere mai una zecca a Spittal); il diritto di nominare maestri, notai, tutori e incoronare poeti; il diritto di creare nobili (elevandoli a loro discrezione e con pompa magna) e cavalieri (con vesti adeguate e catene d’oro), equiparandoli in tutto e per tutto agli altri nobili dell’Impero; il diritto di usare il tamburo d’armata in ogni occasione (quando un principe lo desiderava, il suo arrivo doveva essere segnalato dal rullo del tamburo d’armata); la concessione dell’uso degli stemmi ai borghesi; il diritto di affrancare i servi della gleba; il diritto di permettere l’adozione di figli e di dichiarare maggiorenni o minorenni; il diritto di imporre l’ungeld (tassa su tutte le bevande); il diritto di unire al loro nome tutti i loro possedimenti presenti e futuri; il diritto del bergregal o ius minerarum (il diritto, cioè, di estrarre l’oro, l’argento, il piombo e altri metalli preziosi); il diritto di potersi stabilire in tutte le città dell’Impero e di essere esenti da ogni tassa ivi in uso, comprese quelle che erano in conflitto con l’imperatore; il diritto di imporre la “salvaguardia” in caso di conflitto (ai principi di Porcia era infatti concesso di affiggere su ogni loro proprietà - castello, palazzo, fattoria, ecc. - l’aquila imperiale e la scritta “salvaguardia”), con cui la famiglia e le proprietà passavano sotto la protezione immediata e personale dell’imperatore; il diritto di esenzione da ogni tassa doganale, pedaggio di strade e ponti; il diritto di amministrare la bassa e l'alta giustizia in tutti i possessi; il diritto, secondo solo all’imperatore, di usare o non usare tutti o in parte i privilegi concessi.

Per molti aspetti araldici, come per gli Asburgo, nei loro atti ufficiali non c’era più posto per tutti i titoli. La loro titolatura, anche se non racchiudeva tutti i titoli ma solo i più importanti, era questa: principe imperiale di Porcia, conte principesco di Tettensee e Mittelburg, conte di Brugnera, conte regnante di Ortemburg, Signore di Spittal, Afritz, Flaschberg, Prem, Senosetsch, Oberdranbourg, Pittersbourg, Goldenstein, Grünbourg, Moedendorf, Gran Maestro Ereditario della contea principesca di Gorizia, Membro della Dieta della Carniola, Membro della Dieta della Carinzia, Membro Ereditario della Camera dei Signori del Consiglio dell’Impero d’Austria. I garanti dei privilegi dei principi di Porcia erano gli stessi dell’imperatore: l'arcivescovo di Magonza, l'arcivescovo di Treviri, l'arcivescovo di Colonia, il re di Boemia, l'elettore Palatino, l'elettore di Baviera, l'elettore di Sassonia, l'elettore di Brandeburgo e l’elettore di Hannover.

Francesco Serafino
Francesco Serafino

I vari rami del casato, detti “Gli Splendori dei Porcia”


I Porcia nel corso del tempo si divisero nei due rami principali (conosciuti come "colonnelli"), i Porcia di Sopra e i Porcia di sotto[5]. I Porcia di Sopra diedero origine al ramo pordenonese e al ramo opitergino; i Porcia di Sotto diedero origine al ramo bavarese, al ramo austro-italiano e al ramo ungherese. I Porcia per i loro servigi - resi sia al Vescovado di Ceneda e al Patriarcato di Aquilieia, sia alla Serenissima e all’Impero - meritarono moltissimi privilegi, alcuni dei quali erano appannaggio solo ed esclusivamente delle case reali europee. La corte di Spittal, dove risiedevano i principi di Porcia, costituiva di diritto un vero e proprio stato nello stato. La famiglia nel corso del tempo diede cardinali, un quasi papa, vescovi, nunzi, ambasciatori, governatori, capitani, ministri, generali e studiosi nelle più disparate discipline scientifiche e umanistiche. Ciascun ramo aveva dei rappresentanti, che con il loro operato hanno dato nuovo lustro alla casata, come il conte Massimiliano, nipote del nunzio papale Gerolamo e capostipite del ramo bavarese (il ramo era iniziato con atto notarile, firmato il 25 febbraio 1637 nel palazzo di Gaiarine). Al V principe, Annibale Alfonso, si deve il raro Zecchino di Porcia (moneta non di circolazione, bensì di ostentazione): la moneta venne realizzata dalla zecca imperiale di St. Veit nel 1704 su conio di Michael Miller. Francesco Serafino (1753-1827) fu uno degli esponenti maggiori del casato, ciambellano del duca Guglielmo di Baviera e cavaliere del rarissimo Ordine di Sant’Uberto, IX principe di Porcia; il principe fu un filantropo e un benefattore, specialmente verso l’ospedale fiorentino di Santa Maria Novella, dove prestava, in incognito, conforto materiale e morale; visse per lo più a Venezia, lasciando la cura delle sue vastissime proprietà in Baviera, Carinzia, Istria e Carniola al cugino Alfonso Gabriele, suo erede, in quanto dal matrimonio con la baronessa Von Jöchlinger aveva avuto nove figlie. Nel 1814 Alfonso Gabriele, X principe, lo raggiunse a Venezia, essendo stato nominato consigliere intimo e, nel 1823, governatore del Litorale di Trieste; sua moglie Teresa era una Porcia di Sopra, la quale venne nominata dama dell'Ordine della Croce Stellata (il più alto ordine femminile dell’Impero austriaco) e dama di Palazzo. A Venezia, sull’esempio del cugino Francesco, Alfonso scrisse più di centocinquanta poesie all’amata moglie. Da governatore a Trieste promosse l’apertura, nel 1828, di una strada che da Opicina portava al porto (il maggiore dell’Impero), favorì la creazione delle prime compagnie di assicurazione (Assicurazioni Generali nel 1831 e Lloyd austriaco nel 1833) e per i suoi meriti e i buoni rapporti con il Metternich e con l’imperatore ebbe, nel 1828, la Gran Croce dell’Ordine di Leopoldo e nel 1830 il Toson d’Oro (il massimo e più antico ordine imperiale). Il figlio Alfonso Serafino (laureato a Padova in legge nel 1823), trovandosi a Milano durante le “Cinque Giornate” del 1848, venne arrestato dagli insorti e nel 1867 ebbe la nomina a membro della Camera dei Signori d’Austria e della Dieta dei Magnati d’Ungheria (privilegio imperiale riservato ai sudditi di provata fedeltà); egli fu il patrigno della famosa duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta.


Personaggi illustri


Dei di Porcia vanno ricordati:

Ritratto del Conte Antonio Porcia dipinto da Tiziano
Ritratto del Conte Antonio Porcia dipinto da Tiziano

[6][7]


Militari



Letterati



Signorie e possedimenti in Italia, Austria, Istria e Germania dei Principi di Porcia


Adam Matthäus de Sukovtiz, Storia della famiglia dei principi di Porcia, pubblicato nel 1716 ad Ausburg.
Adam Matthäus de Sukovtiz, Storia della famiglia dei principi di Porcia, pubblicato nel 1716 ad Ausburg.

Le proprietà dei Porcia si trovavano nelle seguenti città e località: Afriz, Flaschberg, Goldenstein, Grünburg, Hermagor, Horneckh, Hornegg, Karlstadt, Klagenfurt, Laibach, Landshut, Lauterbach, Mattighofen, Mauthen, Meillenhofen, Mitterburg, Möderndorf, Möllbrücke, München, Niederlauterbach, Oberdrauburg, Oberlauterbach, Ortenburg, Pittersberg am Gailberg, Prem, Senosetsch, Spittal Tettensee, Wien, Winklern. Tra queste, quelle di un certo interesse per i principi furono:

In seguito all’acquisizione negli anni 1667-68 del castello, il III° principe Giovanni Carlo Antonio oltre ai notevoli restauri fece aggiungere il suo blasone con le parole: PORTIA AUT PORCIA EX SANGUINE REGUM TROIANORUM ET SICAMBRORUM PROGENITUS.

Acquistato nel 1503 con il feudo, venne restaurato con lo scopo di trasformarlo in residenza. Rovinato dal terremoto del 1511 e dall'incendio del 1560, rimase comunque possesso della famiglia.

Il palazzo cinquecentesco, originariamente fatto costruire dai patrizi veneziani Dolfin, divenne in seguito proprietà dei nobili Spelladi, che nel 1852 ospitarono per cinque giorni Francesco Giuseppe I imperatore d'Austria. Ora appartiene alla famiglia dei Porcia.

Una tra le più importanti signorie della famiglia con al centro il suo meraviglioso castello.

Fu un dono di nozze a Maria Josepha Topor-Morawitzka, moglie del VI° Giovanni Antonio di Porcia.

Costruita nel 1378, fu venduta nel 1704 al V° principe di Porcia, Annibale Alfonso.

Possente maniero già appartenuto ai patriarchi di Aquileia e agli Asburgo, giunse ai Porcia come dote nuziale tramite una baronessa von Raunach nel 1894, la quale andò sposa al XIII° principe di Porcia, Ferdinando.

Con diploma imperiale del 3 agosto 1660, la contea venne assegnata al conte Giovanni Ferdinando di Porcia (futuro I° principe).

Venne costruito verso il 1666 nella Herrengasse.

Attualmente sede dell'ACI.


Note


  1. L'attributo di "liberi" era dovuto a quei nobili che erano stati immessi nel privilegio anteriormente allo stato patriarcale della marca friulana (1077).
  2. Thesaurus Ecclesiae Aquileiensis, compilato per ordine del patriarca di Aquileia, in cui la famiglia di Porcia è descritta come: "Nobiles de Prata et de Porcileis comites et liberi".
  3. Diplomatorium Portusnaonense, si riferiva ad antiche investiture patriarcali dei feudi di Prata e Porcia e Brugnera, che venivano conferite "cum comitatu".
  4. Francesco Boni De Nobili, Araldica in contrada di San Marco a Pordenone, Pordenone 2007. Vedi anche Francesco Boni De Nobili, La croce e la spada. Le armi araldiche nei luoghi di culto a Pordenone, Pordenone 2010.
  5. I Porcia. Avogari del Vescovo di Ceneda, condottieri della Serenissima, Principi dell'Impero, Atti del convegno 9 aprile 1994, Castello Vescovile di Vittorio Veneto, De Bastiani ed. 1994
  6. Il quadro rimase a Porcia fino agli inizi del XIX secolo, quando venne donato alla Pinacoteca di Brera da Eugenia, figlia del principe Alfonso Gabriele, ed esso fu posto tra i quadri di Bellini e del Mantegna.
  7. http://www.wandruszka-genealogie.eu/Antonio/Antonio_Upload/Porcia.pdf
  8. NOTIZIE STORICHE Archiviato il 27 marzo 2012 in Internet Archive. dal sito della Pro-loco di Porcia.
  9. CASTELLO DI PORCIA - STORIA dal sito CASTELLIPORDENONE
  10. Adam Matthäus de Sukovtiz, Marcus Porcius Cato redivivus - in Principe et D. D. Hannibale Alphonso Emanuele S. R. J. Principe a Porcia etc. seu Genealogia historica antiquissimae Porciae Prosapiae etc. - In cujus honorem - dedicat Adamus Matth. de Sukowitz. Nobilis Provincialis incl. Ducatus Carnioliae, Augsburg 1716.
  11. V. Spreti, Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, Milano 1928, vol. 5°.
  12. TADEO (P. Antonio), "Se insino le Stanze Troiane apprestarono le Culle ai Pargoletti Vostri Aui, Illustrissimo Signor Conte; de’ quali i Figli con la fuga schermiti da quelle fiamme nemiche, sotto il Cielo dell’Orse à sé, & à suoi Parti, riportarono sicuro soggiorno. Se l’Alemagna fecondata de’ suoi figli trinciati dalle vostre sciable; produsse alle destre, vittoriose le palme, & inaffiata col sangue dalle vostre piche, partorì le rose, per incoronar le tempie Auite de vostri Scipioni. Se la Gallia per il sommo capitale delle prodezze de vostri Epaminondi, impegnata; si disimpegnò col esborso de’ primi honori di sua Reggia, e col inesto de Regij Gigli donati alle vostre insegne. Se l’Augustissima Casa d’Austria, [p. 167 modifica]delle Spagne con i Tosoni, della Germania con le Contee, dell’Imperio con i Principati, della sua Corte con le prime Prefetture, & ai Sommi Pontefici con iterate, & applaudite Ambasciarie, riconobbe i vostri saputissimi Soloni. E final mente se ’l Vicario di Christo con il decoro delle Mitre, con le Secretarie del Vaticano, con le Plenipotenze delle Nonciature, e col Ostro delle Sacre Porpore rauuisò i vostri religiosissimi Aaroni..."

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