Lo stemma della città di Roma è costituito da uno scudo gotico di color porpora su cui è presente in alto a sinistra (destra araldica) una croce greca seguita dal motto S.P.Q.R. posto in diagonale a scalare, entrambi gli elementi sono di color oro, lo scudo è timbrato da una corona di otto fioroni d'oro, cinque dei quali visibili.
Stemma di Roma | |
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Blasonatura | |
Scudo di forma appuntato di rosso alla croce bizantina posta in capo a destra, seguita dalle lettere maiuscole S.P.Q.R. poste in banda e scalinate, il tutto d'oro. |
«Questa signoria [dei Consoli] portò col vessillo dell'aquila S.P.Q.R. le quali lettere così dicono: Senatus Populusque Romanus cioè il Senato et Popolo Romano; et queste lettere erano d'oro in campo rosso. L'oro è giallo et appropriato al Sole che dà lume, prudentia et signoria a ciascuno che col suo valore cerca aggrandire. Il rosso è dato da Marte il quale essendo il dio della battaglia, a chi francamente lo segue porge vittoria et maggioranza» |
(Bernardino Corio, Le Vite degl'Imperatori Incominciando da Giulio Cesare fino à Federico Barbarossa, …) |
Vista la peculiarità del governo della città di Roma dal medioevo fino all’unità d’Italia (una monarchia non ereditaria né collegata ad un'unica famiglia), l’araldica cittadina romana ha molto spesso lasciato spazio agli stemmi del pontefici in carica, soprattutto su opere pubbliche e documenti ufficiali. Nonostante questo, quando necessario, la città si è dotata di uno suo scudo particolare. Le testimonianze più antiche dell'uso dello stemma risalgono al XIII secolo, successivamente nel 1500 furono introdotte delle modifiche quali lo scudo di forma appuntita; lo stemma era anche presente nel fiorino d'oro del XIV secolo, emesso dal Senato romano e circolante all'epoca nella città. Due atti del 1718 e del 1743 dimostrano come i cittadini nobili della città godevano dell'antico privilegio di porre lo stemma civico sulle facciate dei loro palazzi.[1] In alcuni casi, in passato, l’acronimo d’oro sullo stemma appariva non a scalare ma in banda, all'interno di due cotisse in banda e d’oro anch'esse.
Con l'annessione della città al primo Impero francese Napoleone Bonaparte creò un nuovo stemma che sotto un Capo da bonne ville riportava la «lupa con i due gemelli posti su un banda di nero» il tutto al naturale.[2] Da notare che, anche dopo il periodo napoleonico, la lupa capitolina viene sporadicamente ancora usata in alcuni casi per rappresentare Roma (come nei mosaici della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano)
Lo stemma attuale fu adottato ufficialmente dal comune di Roma nel 1884 sotto l'amministrazione del sindaco Leopoldo Torlonia.[3] La scelta dei colori è dovuta al fatto che essi sono i colori dell'Impero romano e della Chiesa cattolica; secondo una leggenda essi invece sarebbero dovuti ad uno scudo di bronzo arrossato (l'ancile) caduto dal cielo durante una processione tenuta per impetrare l'aiuto divino contro una pestilenza che affliggeva la città, subito dopo l'epidemia cessò, tutto ciò avveniva durante il regno di Numa Pompilio. La ninfa Egeria aveva rivelato che chi avesse posseduto questo scudo sarebbe diventato molto potente, perciò Numa incaricò il fabbro Mamurio Veturio (della gens Veturia), di forgiare altri undici scudi identici all'ancile, così che fosse impossibile ai nemici di Roma sottrarre quello autentico, così come era avvenuto per il Palladio di Troia ad opera di Ulisse. L'ancile divenne così uno dei sette pegni del comando (pignora imperii) di Roma; la custodia degli undici scudi era affidata ai Salii.[4] La croce invece rappresenta la civiltà cristiana di cui Roma è stata uno dei maggiori centri di diffusione.[5] Il motto S.P.Q.R. richiama le componenti nobiliare e popolare dalla cui collaborazione nacquero le istituzioni repubblicane e la grandezza di Roma antica.
Al fine di recepire le direttive del R.D.L. 12 ottobre 1933, n. 1440 - Istituzione del capo del littorio, lo stemma di Roma viene caricato del Capo del Littorio (anche se, il più delle volte, viene solo inserito un fascio in punta) fino al 1944 per poi ritornare alla consueta forma.
Sul Libro del conocimiento di un anonimo castigliano del XIV secolo, lo stemma di Roma (in forma di stendardo) è curiosamente mostrato come avente una fascia gialla sulla quale sono disegnate le lettere in nero che, apparentemente, sembrano Spqb.
In ragione della sua storia millenaria a Roma sono associati diversi simboli.
Prima degli odierni simboli araldici esistevano le seguenti raffigurazioni:
Oltre alla città anche i rioni avevano già in epoca medioevale ciascuno il proprio stemma. Con una deliberazione comunale del 1921 fu istituito anche il rione moderno chiamato Prati – il più recente ad essere istituito ed uno dei tre, insieme al rione Borgo e al rione Trastevere, a trovarsi al di fuori delle mura aureliane – al quale fu concesso uno stemma creato per l'occasione.
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