Gli Uberti furono una famiglia nobile fiorentina molto potente del partito ghibellino sino al XIII secolo e della Sicilia del XIV secolo.
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Uberti | |||||
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Data di fondazione | XIII secolo | ||||
Manuale |
Arme originaria | |
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Blasonatura | |
Scaccato d'oro e d'azzurro. |
La famiglia era originaria di Firenze, e il personaggio storico più famoso di essa fu Farinata degli Uberti, guida della fazione ghibellina della città e menzionato da Dante Alighieri, con Fazio degli Uberti e San Bernardo degli Uberti.
A Firenze e dintorni, in particolare nel Chianti, furono proprietari di diversi palazzi, tra i quali possono essere ricordati gli ormai scomparsi Palazzo dei Fanti e Palazzo dell'Esecutore di Giustizia, sulle cui rovine fu successivamente costruito il celebre Palazzo Vecchio, conosciuto in un primo momento come Palazzo dei Priori o Palagio Novo, sul quale è posto lo stemma della famiglia.
Dopo la caduta degli svevi e il ritorno al potere dei guelfi a Firenze, gli Uberti, esponenti di primo piano della fazione ghibellina in Toscana, furono banditi dalla città in modo perpetuo e costretti a fuggire.
Alcuni di questi si trasferirono nel territorio di Castiglion Fiorentino, nei pressi della Rocca Montanina, da cui probabilmente prese il nome la piccola frazione di Valuberti.
Arrivarono in Sicilia alla fine del XIII secolo e Federico III d'Aragona, nel 1338, assegnò a Scaloro degli Uberti[1] il titolo di Gran Protonotaro del Regno di Sicilia in quanto figlio di Giacoma Palizzi e nipote di Damiano I Palizzi, signore di San Fratello e anch'egli Gran Protonotaro. Scaloro fu creato signore di Asaro (oggi Assoro), Condrò e Gatta, conte di Asaro nel 1337 e signore della terra di Sperlinga[2] dal gennaio 1338. La famiglia, caposaldo della "fazione latina" durante il Vespro siciliano, venne punita con l'esproprio nel 1347 e poi, con un successivo atto di clemenza di Federico IV d'Aragona, fu reintegrata delle proprietà. Giovanni degli Uberti, figlio e successore di Scaloro, si distinse per la strenua opposizione a Martino I di Sicilia, opposizione che gli sarebbe costata la vita.
Un ramo della famiglia fiorentina si stabilì, agli inizi del XIV secolo, anche a Mantova, dove edificò, in Piazza Sordello, il palazzo tardogotico che da loro prese il nome[3]. Appartennero alla famiglia anche due vescovi di Mantova[4]:
e altri personaggi:
UBERTI | ||||
Jacopo | ||||
Farinata 1212-1264 sp. Adelata | ||||
Beatrice sp. Guido Cavalcanti | Lapo 1247-1312 | |||
Farinata | Ghino |
Altri progetti
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